A STEP FORWARD

A STEP FORWARD: UN’AMICIZIA OPERATIVA

relazione finale A STEP FORWARD

Che cos’è una rete? L’economista statunitense Michael Porter dà una bella definizione del termine inglese cluster, con cui solitamente si traduce il concetto di “distretto” o “filiera”: «Un’agglomerazione geografica di imprese interconnesse, fornitori specializzati, imprese di servizi, imprese in settori collegati e organizzazioni associate che operano tutti in un particolare campo, caratterizzata dalla contemporanea presenza di competizione e cooperazione tra imprese».

Oggi, in un momento di crisi in cui l’ambito territoriale dei distretti sembra ormai superato, si preferisce usare il termine più generico di “rete”. Termine molto usato, se non abusato, per indicare la relazione auspicabile tra imprese for profit o organismi non profit. Spesso, infatti, risuona l’espressione “bisogna fare rete” con la quale si vorrebbe sopperire al divario dimensionale, tecnologico e finanziario che vede le piccole realtà produttive perdenti sui mercati nazionali e internazionali. Se poi queste realtà appartengono al terzo settore, l’invito a “mettersi in rete” appare ancora più impellente. Ma questo suggerimento, seppure valido, rischia di restare nell’ambito delle buone intenzioni. Per questo un’esperienza progettuale come “A step forward: un’amicizia operativa” è preziosa. Perché documenta che cosa accade quando una rete c’è e funziona.

Il progetto, iniziato il 25 luglio 2012 e conclusosi il 25 ottobre 2013, è stato condotto dalla Federazione Centri di Solidarietà (capofila) e da altre tre associazioni di promozione sociale: il Cedis, Centro di Solidarietà di Ferrara, l’Udico di Foggia e l’associazione sportiva dilettantistica San Paolo Sport Salento di Matino (Lecce). Tutte e quattro operano da diversi anni nella promozione di attività e servizi volti a contrastare fenomeni di povertà ed emarginazione. In “A step forward” sono state coinvolte, inoltre, 48 organizzazioni non profit e, mediante partneriati, 17 enti pubblici. Complessivamente, 26 Province appartenenti a undici Regioni. Una rete, appunto: ampia, diversificata, che ha riguardato tutta l’Italia.

“A step forward” si presta a far capire non solo che cos’è una rete, ma, soprattutto, a che cosa serve. È l’idea di fondo delle cosiddette “sperimentazioni” illustrate in queste pagine. A ciascuna sperimentazione corrisponde un “passo avanti”, quello a cui fa riferimento il titolo del progetto: sono passi avanti nel metodo di lavoro di ognuna delle realtà aderenti all’iniziativa, nei processi, nella modalità nuova di affronto dei problemi, nell’arricchimento di conoscenza e competenze. E come sono avvenuti tutti questi step? Non automaticamente, ma grazie all’impegno di persone che hanno ricoperto un ruolo ben preciso in tutte le fasi del progetto: il link promoter, che ha donato gratuitamente know-how del proprio ente, contravvenendo in questo a una delle leggi dell’economia che imporrebbe di non divulgare ad altri i propri “segreti aziendali”; il rookie, cioè la recluta, il giovane apprendista chiamato a trasformare ed adattare a contesti diversi quanto comunicato dal link promoter; il coach, infine, la figura senior con il compito di verificare la fattibilità della strategia del rookie e di accompagnarne i passi basandosi sulla maggiore esperienza acquisita sul campo.

Un nota bene finale. Le sperimentazioni sovente non sono chiuse in se stesse, ma rimandano ad altre. Testimoniano la vera natura di una rete anche quando la parola neppure fa capolino tra le righe. Perché non è questione di parole, ma di vita. E nelle pagine seguenti c’è più vita che parole. Forse questa può essere una definizione, poco scientifica ma condivisibile, della rete: un cosa viva, resa tale dal contributo di tutti i soggetti che ne fanno parte.